Modello trigenerazionale

L’approccio della terapia familiare mira a collegare i segni di una psicopatologia come il risultato di operazioni complesse, intervenute nello sviluppo dell’individuo e nella relazione che l’individuo ha elaborato nel suo sistema d’appartenenza. Gli esseri umani, per loro stessa natura, cambiano all’interno di un campo di rapporti. Il sintomo, qualunque sia la sua origine, e quindi anche se di natura organica, assume frequentemente una funzione relazionale, influenzando i rapporti fra le persone. Il sintomo non ha solo la funzione di compattare il disagio, ma è parte diretta della relazione, come forma di comunicazione. I sintomi e i comportamenti vengono, quindi, letti non solo in funzione del mondo interno, ma anche rispetto al gruppo sociale di riferimento. Ai fini di curare le “malattie della mente”, cerchiamo di creare le condizioni relazionali, i contesti interattivi, che possono favorire un’autoguarigione.

Osservare le persone di un sistema significativo può dare informazioni rapide, precise, profonde, indispensabili per rendersi conto dell’andamento di alcuni fenomeni psicopatologici.
La famiglia è il luogo dove s’apprende la capacità di porsi in relazione col mondo esterno, dove costruire i valori di riferimento per le scelte che la vita ci farà fare nell’arco dell’esistenza. La famiglia è matrice di pensiero. Nella fam. d’origine, ciascuno si costruisce il modello di riferimento emozionale per ogni esperienza (scelta del partner, del ruolo di coniuge). La famiglia d’origine è il modello di riferimento per la costruzione di quella famiglia che ci vede nel ruolo d’adulti, come partners d’una coppia e come genitori. E’ nella famiglia d’origine che s’avvia il processo di differenziazione del sé e d’individuazione che ci permette di sentire l’appartenenza in una relazione affettiva e, nello stesso tempo, ci consente di sentirci proiettati verso la vita, senza viverci il senso di tradimento/abbandono nei confronti dei nostri familiari. E’ nella famiglia d’origine che il bambino costruisce la base sicura che gli consente di partire per esplorare il mondo, senza il rischio di trovarsi sperduto e privo d’orientamento L’incontro col la famiglia d’origine ci consente di rintracciare la storia intergenerazionale, i tagli emotivi precoci, le carenze gravi nei processi d’accudimento primari, le influenze pesanti di miti e i copioni intergenerazionali, i sistemi di lealtà ancora attivi e paralizzanti, riattivandoli in seduta con l’obiettivo di arrivare a una pacificazione tra le generazioni.

Tali considerazioni mi hanno spinto, in quanto terapeuta familiare ad avvicinarmi alla famiglia e alle famiglie d’origine sia come luogo per accedere alle radici della sofferenza che al momento presente blocca le energie evolutive, sia per recuperare le risorse necessarie alla riattivazione del processo di crescita che dovrebbe accompagnare ogni processo terapeutico.

La convocazione della famiglia d’origine è un’importante risorsa sia se la richiesta d’intervento viene fatta x il problema d’un figlio o per le difficoltà d’una coppia. Per fare una diagnosi e impostar un trattamento terapeutico è necessario conoscer la sua storia familiare ed inquadrare i suoi problemi all’interno del suo contesto familiare/sociale d’appartenenza.

Secondo l'approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.
I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono una funzione precisa all'interno del sistema relazionale in cui emergono.
La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell'esperienza emotiva di una persona, è il primo contesto esperienziale all'interno del quale i sintomi assumono una funzione precisa nel funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte.
I conflitti che tendono a disgregare il sistema-famiglia creano una tensione emotiva che di solito viene vissuta in termini drammatici dal soggetto portatore del sintomo; egli si fa carico, attraverso la manifestazione dei sintomi, di distogliere i membri della famiglia dall'affrontare in modo manifesto le proprie difficoltà di relazione, accentrando l'attenzione su di sé.
Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l'esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo accentrando su di sé tutte le preoccupa-zioni degli altri membri.

La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su 4 livelli principali di osservazione:
  • la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
  • l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia; 
  • la funzione del sintomo del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia; 
  • la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo (ciclo vitale): rappresenta una tappa delle varie fasi evolutive attraversate da un sistema-famiglia; si parla, ad esempio dell'uscita da casa dei figli a seguito del matrimonio, del decesso di un genitore o della nascita di un figlio etc.; questi eventi costringono il sistema a riorganizzarsi e quindi ad evolvere verso nuovi assetti relazionali. 

Le tecniche, attraverso l'utilizzo di compiti da attuare sia nelle sedute terapeutiche che a casa, si articolano intorno alle problematiche dei ruoli, della gerarchia, delle alleanze, e della qualità della comunicazione.
Nella famiglia, in particolare, assumono importanza nel creare disfunzioni e disturbi le confusioni fra ruoli e funzioni adulte e infantili (ad esempio la funzione di un padre assente assunta impropriamente da un figlio maschio che, facendo un salto generazio-nale, diventa il marito-figlio della madre; oppure un figlio che addirittura vuole insegnare ai propri genitori come essere genitori, eseguendo un doppio salto generazionale andando a ricoprire il ruolo proprio dei nonni).
L'intervento tende a diminuire le confusioni e favorire la maturazione di funzioni genitoriali distinte dalle componenti infantili, per ricostituire un contenimento sufficiente che riduca gli ostacoli e faciliti l'evoluzione del gruppo-famiglia e dei suoi membri.

“Chi partecipa alla psicoterapia familiare?”

Generalmente gli psicoterapeuti familiari tendono a convocare in terapia quanti più familiari possibili ma, anche se la terapia coinvolge una famiglia composta solo da due persone, può definirsi terapia familiare proprio perché riguarda il legame familiare.
Ci sono famiglie che, nel corso del tempo, a causa di  eventi specifici che portano all’assenza fisica di alcuni componenti, si fondano sulla relazione ristretta tra un solo genitore e un figlio, un nonno e un nipote, solo fratelli o sorelle, solo zii e nipoti.  Anche questi legami di nuclei ristretti, che per certe persone costituiscono l’unico riferimento familiare, possono incontrare delle difficoltà nelle aree indicate  sopra e, per questo, necessitare di una terapia familiare finalizzata a comprendere come risolvere il problema.

“In che circostanza la famiglia può incontrare delle difficoltà?”

Durante il corso della sua storia, la famiglia va incontro a numerose prove quotidiane dovute spesso alla complessità di alcune tappe di vita fisiologiche: la nascita di un figlio, l’inserimento a scuola, le problematiche e le preoccupazioni connesse all’adolescenza, l’uscita da casa della prole, la vecchiaia dei genitori, alcuni lutti importanti e significativi per l’equilibrio delle relazioni familiari (oltre che dolorosi da affrontare), una crisi economica che sconvolge le abitudini familiari….
I motivi che potrebbero portare uno squilibrio nelle aree descritte, possono essere molteplici, più o meno prevedibili e, molto spesso, costituiscono degli appuntamenti inevitabili con la vita.
È irrealistico pensare che  questi eventi critici vengano superati senza inciampi anzi, la destabilizzazione che li accompagna, spesso è il segnale che è presente una particolare sensibilità all’interno del sistema familiare il quale, oltre ad essere attento a quanto accade dentro la famiglia, può trasformare questa ricettività in una preziosa opportunità di crescita familiare e personale .

“Qual è l’utilità di una psicoterapia familiare?”

Il vantaggio di un percorso terapeutico familiare consiste soprattutto nel fatto che, grazie all’interdipendenza,voluta o non voluta, tra i familiari, si riesce a condividere aspetti della vita insieme, fantasie, bisogni, esigenze nuove o vecchie sulle quali ognuno ha la possibilità di confrontarsi, all’interno di un processo terapeutico che mira al benessere di ognuno, nel rispetto dei propri (e altrui) tempi, spazi e individualità. Molti aspetti emotivi, legati a comportamenti apparentemente problematici, hanno la possibilità di emergere e comunicare il vissuto sottostante in un contesto protetto, non giudicante e favorente il cambiamento come è il contesto terapeutico.